Malridotta: aggiornamenti (ovvero più di ieri e meno di domani)

Già di mio ieri tentennavo parecchio sull’opportunità o meno di accettare l’invito del tiziochenonmifiladipezza, soprattutto quando ho realizzato che M. non sarebbe stato della partita e che quindi mi sarei dovuta sciroppare da sola la visione del docufilm delirante. Mentre ero lì che riflettevo sulla più antica domanda del mondo: “Mi si nota di più se vado o se non vado”, qualcuno, commentando il mio ultimo delirio qui sul blog, mi ha consigliato di lasciar perdere. Ora, cara semprecarla, temo che avrei fatto proprio bene ad ascoltare il tuo consiglio e qui vengo a fare pubblica ammenda per il fatto di aver ceduto alla disperazione invece di dar retta al tuo buon senso…

Sono arrivata lì con tipo un’ora e dieci di anticipo (reali, non così per dire), e mi sono messa in coda per comprare il mio bel biglietto perché ovviamente alla proiezione a cui avrei assistito io non c’era quasi nessuno, ma in cartellone c’erano almeno 3 film che iniziavano tra le 20.15 e le 20.30. Il tiziochenonmifiladipezza era nella hall, ma delle due l’una: o non mi ha visto, o mi ha visto e ha fatto finta di niente. Siccome già mi sentivo enormemente in colpa per non aver dato retta alla saggezza di semprecarla, ho pensato di lenire il mio disagio accogliendo il consiglio di “stare sulle mie”, quindi non solo me ne sono uscita col biglietto in mano per andare a consumare una squallida cena in solitudine, ma fino alla fine della proiezione non ho dato alcun cenno della mia presenza, ci mancherebbe solo che vado in giro a farmi notare… Comunque prima che iniziasse il dibattito ho deciso che era ora che me ne andassi a casa che s’era fatta una certa e nell’uscire son passata davanti al tizio in questione, il quale mi ha detto che non mi aveva vista e mi ha liquidato con un generico “ci sentiamo domani, bella”. A quel punto l’ho guardato con aria da pesce, ho girato i tacchi e me ne sono andata ad aspettare il tram nonostante fosse mezzanotte, ‘ché mica ce li ho i soldi per un taxi. Ora, ricordo vagamente di aver visto tempo fa un film dal titolo “La verità è che non gli piaci abbastanza” in cui c’erano delle tizie che avevano problemi amorosi di cui ricordo pochissimo, fatto sta che il titolo mi risuona nelle orecchie da ieri sera ovviamente parafrasato a modo mio: “La verità è che non gli piaci affatto”. Per dovere di cronaca devo dire che in effetti stamani ha sì scritto due righe su FB, ma credo che volesse solo sapere come mi era sembrata la sua presentazione perché ha biascicato giusto due parole in croce e poi è sparito nel nulla.

Quindi – per farla breve – oggi sono ufficialmente ancora più malridotta di ieri, perché oltretutto ho dormito anche meno del solito – ho delle occhiaie che fan spavento – e per non farmi mancare niente mi vedo costretta a confessare che ieri l’ho osservato per bene, il tiziochenonmifiladipezza, e – ahimé – non è niente affatto male… In compenso ieri ha telefonato un tizio di cui non mi frega nulla, della serie oltre al danno la beffa.

Niente, facciamo che stasera vado a casa a spalmarmi sul divano che almeno le delusioni le evito vah…

Fuori due…

Son sopravvissuta al Natale e pure al Santo Stefano. Forse è una vittoria, forse no, ma tant’è.
Ieri sono tornata a Milano per un giorno, perché G. mi voleva vedere. Mi ha trovata meglio, ma ancora non mi è chiaro come sia possibile. Ho mangiato, ma poco. Ho dormito, ma poco. Non ho pianto ma ho ingoiato un sacco di dolore. Non tollero le dinamiche familiari: mia madre è insopportabilmente noiosa e petulante, mio padre vive con una perenne aria da martire. Una parla in continuazione, l’altro quasi non spiaccica parola. Si lamentano una dell’altro e viceversa, a fasi alterne. Sono esasperanti e io ho già esaurito la pazienza. Fumo sul terrazzino. Mia madre continua a dire che mi fa male, come se non lo sapessi da me. La sua fissa del momento è che sto giù di corda per problemi alla tiroide, vaglielo a spiegare che ho i miei cavolo di motivi, per stare giù di corda: tanto non capirebbe e io son troppo stanca per cercare di convincerla che ha torto. Sono sgradevole e me ne dispiaccio ma non riesco a essere altro che così.
Non andrò a Napoli, e neppure a Roma: i soldi scarseggiano assai da queste parti e ne ho spesi fin troppi in questo mese. Farò il Capodanno da sola, perché non ho trovato niente da fare e non ho nessuna intenzione di andare a una festa di ultra sessantenni che ballano il tango. Andremo a letto presto, io e Cleopatra. Non manderò auguri né farò buoni propositi per il nuovo anno.
Sabato scorso mi hanno presentato un tizio. Non so cosa sapesse di me, né se fosse conscio del fatto che avevamo una specie di appuntamento al buio. In ogni caso non mi ha chiesto il numero di telefono né ha cercato di contattarmi in alcun modo. Confesso che la cosa mi ha ferita molto più di quanto io sia disposta ad ammettere, perché ha dato un duro colpo alla mia già quasi inesistente autostima. Non so neppure se mi piacesse, il tizio in questione, ma non mi sono posta il problema ‘ché stante la mia situazione non mi posso permettere di far troppo la schizzinosa. Aggiungo anche lui alla lista ormai infinita dei miei fallimenti di questo annus horribilis, tanto che vuoi che cambi – uno più, uno meno…
Mr. Big è sparito – di nuovo. Dovevamo vederci la vigilia ma ha dato buca con un sms. Ho replicato dopo qualche ora con un messaggio decisamente acido al quale non ha risposto. Meno male che gli avevo chiesto di starmi vicino, altrimenti chissà che avrebbe fatto (anche nella ironia sono acida).
B. cerca di convincermi che devo cambiare modo di pensare ma tanto è una guerra persa in partenza e lo sa meglio di me. Stamani è partito per la Costa Azzurra.
Mi hanno regalato un aspirapolvere robotizzato: adesso il mio nucleo familiare è composto da me, un gatto e una specie di astronave che raccatta polvere: che questo sia il fondo e che io possa finalmente provare a risalire? Ma poi, davvero esisterà un fondo?