“Verso il mare della dimenticanza” ovvero della lettera che non spedirò mai

«Non è necessario che tu mi ascolti, non è importante che tu senta le mie parole,
no, non è importante, ma io ti scrivo lo stesso (eppure sapessi com’è strano, per me, scriverti di nuovo,
com’è bizzarro rivivere un addio…)
Ciao, sono io che entro nel tuo silenzio.

Che vuoi che sia se non potrai vedere come qui ritorna primavera
mentre un uccello scuro ricomincia a frequentare questi rami,
proprio quando il vento riappare tra i lampioni, sotto i quali passavi in solitudine.
Torna anche il giorno e con lui il silenzio del tuo amore.

Io sono qui, ancora a passare le ore in quel luogo chiaro che ti vide amare e soffrire…

Difendo in me il ricordo del tuo volto, così inquietamente vinto;
so bene quanto questo ti sia indifferente, e non per cattiveria, bensì solo per la tenerezza
della tua solitudine, per la tua coriacea fermezza,
per il tuo imbarazzo, per quella tua silenziosa gioventù che non perdona.

Tutto quello che valichi e rimuovi
tutto quello che lambisci e poi nascondi,
tutto quello che è stato e ancora è, tutto quello che cancellerai in un colpo
di sera, di mattina, d’inverno, d’estate o a primavera
o sugli spenti prati autunnali – tutto resterà sempre con me.

Io accolgo il tuo regalo, il tuo mai spedito, leggero regalo,
un semplice peccato rimosso che permette però alla mia vita di aprirsi in centinaia di varchi,
sull’amicizia che hai voluto concedermi
e che ti restituisco affinché tu non abbia a perderti.

Arrivederci, o magari addio.
Lìbrati, impossèssati del cielo con le ali del silenzio
oppure conquista, con il vascello dell’oblio, il vasto mare della dimenticanza».

Iosif Brodskij, “Verso il mare della dimenticanza”

Previsioni astrali

Oroscopo di Rob Brezsny (Internazionale) 30 gennaio-5 febbraio

Vergine: “Non sei messa male come pensi. Le tue ferite non sono così debilitanti come immagini. E questa settimana la vita te lo dimostrerà. O meglio: la vita cercherà di dimostrartelo con prove solide e inoppugnabili. Ma la mia domanda, Vergine, è: sarai così attaccata al tuo dolore da non voler vedere, e meno che mai esplorare, le prove decisive che ti saranno offerte? Spero proprio di no”

Oh, cavolo.

Sursum corda, ovvero il ritorno di Mr. Big

Venerdì pomeriggio Mr. Big mi ha telefonato. Non era stata una gran giornata: la mia assistente malata, lo sciopero dei mezzi, poche ore di sonno. Sono stata tentata di non rispondere, poi mi son detta che non devo sbattere le porte in faccia a quelle poche persone che ancora hanno il coraggio di frequentarmi, per quanto sporadicamente ciò avvenga, e così ho premuto il tasto verde. Perché abbia chiamato è una cosa che mi sono chiesta per i 3 giorni successivi. Forse per solitudine, forse per pietà, forse perché semplicemente aveva bisogno di parlare con qualcuno e io sono una delle poche persone con le quali si confida se non addirittura l’unica. Dopo i soliti convenevoli mi ha chiesto che programmi avessi per il fine settimana. Lì per lì non ci ho fatto troppo caso, perché è una domanda che mi fa spesso, di quelle che si pongono per riempire i vuoti nelle conversazioni, invece ho scoperto che era lui a non avere programmi e quindi dacché io pure non avevo niente da fare (ma va? che strano) ha preso la palla al balzo è ha stabilito che quella stessa sera saremmo andati al cinema. Io volevo vedere “The Wolf of Wall Street” lui pure quindi la scelta non è stata neppure troppo complicata. Ho prenotato i biglietti, abbiamo mangiato un boccone al volo e alle 9 eravamo in sala. E qui mi vedo costretta ad aprire una parentesi non necessaria sul fatto che devo smettere di farmi influenzare dalle persone con le quali vado al cinema. Sarà per colpa della mia dannata tendenza a compiacere la gente, sarà che il malcontento altrui mi colpisce sempre anche quando non ne sono responsabile, fatto sta che ho scoperto che se guardo un film accanto a qualcuno che dà segni di insofferenza nei confronti della pellicola, il mio giudizio ne viene fortemente influenzato, al punto che è come se smettessi di vedere le immagini che scorrono sullo schermo desiderando solo che le luci si accendano il più velocemente possibile. Avevo notato questa cosa quando ero stata a vedere “La grande bellezza” con la Giornalista che aveva continuato a sbuffare e a dire che era brutto: tornata a rivederlo con C. qualche settimana dopo, non lo avevo trovato poi così male come mi era parso la prima volta. Lo stesso mi è successo con “La migliore offerta” quindi se è vero il detto che non c’è due senza tre forse è il caso che vada a rivedermi anche quello di Martin Scorsese giusto per capire se sono davvero così scioccamente influenzabile. Certo la cosa sta diventato economicamente troppo onerosa per i miei gusti. Comunque, in caso non si fosse capito, a Mr. Big lo spietato broker interpretato da Di Caprio proprio non è piaciuto, anche se non ho ben capito il perché. Forse sarà che avendo lui problemi con l’azienda di famiglia il vedere la gente che fa soldi facili per quanto disonestamente lo disturba, forse perché avrebbe voluto farli lui, i soldi facili o boh non so. Comunque a mezzanotte ero a casa, buonanotte e ci si sente domani.

Che poi il giorno successivo ci si sarebbe sentiti davvero, è una cosa che non avrei mai previsto. Fatto sta che dopo aver passato la giornata a letto a guardare il soffitto cercando di decidere se le lacrime dovessero uscire o meno, è arrivato un nuovo invito a cena, seguito da un invito ad andare al cinema il giorno successivo anche se poi mi ha dato buca all’ultimo e così a veder “Nebraska” ci sono andata da sola.

Dopo un paio di bicchieri di vino mi ha raccontato della sua ultima fiamma: una ex starlette televisiva di quelle cadute in disgrazia e che adesso non si sa bene come facciano a tirare avanti. Mi aveva detto di averla conosciuta, ma mai mi sarei aspettata che la cosa avesse un seguito. Ho cercato di capire cosa lo avesse spinto a iniziare una relazione con una persona che all’apparenza era tanto distante dalle sue corde, ma non ha saputo rispondermi. Non sono neppure riuscita a comprendere se ne sia in qualche modo innamorato, o quanto meno attratto perché l’unica cosa che ripete come un mantra è che l’amore non esiste, la felicità non esiste e tutte le cose sono destinate a finire. Da parte mia ho cercato di aprirmi, di raccontargli come mi sentissi, di descrivere il mio dolore e il mio disagio. Gli ho raccontato del tiziochenonmifiladipezza, della danza classica e del tango, di Giuliano e della mia solitudine. Gli ho anche detto di quanto mi manchi C.,  di quanto io lo abbia amato e lo ami. Lui è stato ad ascoltare con una malcelata noia, poi a proposito di C. se ne uscito con una delle quelle frasi sulle quali poi il mio pensiero si incista: “Quello è così stupido che non ha capito che non ne incontrerà mai un’altra come te”. “In che senso?” ho indagato. “Non ne incontrerà un’altra intelligente come te”. Ecco. Sarebbe stato carino se avesse aggiunto che magari sono anche esteticamente gradevole, o spiritosa, o brillante. Invece no. Io sono intelligente. Per qualche misterioso motivo non l’ho preso per un complimento. Sarà che ancora ero sotto shock per il fatto di essere stata soppiantata da una ex starlette televisiva (più nota alle cronache per le sue frequentazioni di letto che per reali meriti artistici) sarà che mi guardo allo specchio e mi vedo come una specie di mostro, sarà che suona un po’ come un premio di consolazione il fatto di possedere un cervello, fatto sta che questa cosa dell’intelligenza un po’ mi rattrista, ecco. Aggiungo anche questa cicatrice alle altre che mi porto appresso, una più una meno che cambia in fondo?

Comunque sursum corda, mi ha detto più volte. Se lo dice lui…

Ps Ovviamente Mr. Big è poi risparito nel nulla, risucchiato dai suoi impegni e dalla sua vita frenetica e neppure immagina che mi ha lasciato a raccogliere altri pezzi di me.

Ps2 In caso qualcuno si stia interrogando sulla cosa, come da previsioni iltiziochenonmifiladipezza continua a essere fedele all’appellativo che gli ho affibbiato. Io mi son tirata indietro son stata respinta a sufficienza per questa vita ne riparliamo – eventualmente – nella prossima…

Equivoci di fondo

Quando la Scrittrice mi ha annunciato che doveva assolutamente farmi conoscere colui che sarebbe poi diventato il tiziochenonmifiladipezza, lo ha fatto premettendo che si trattava di uno che non prendeva le cose troppo sul serio, che amava divertirsi e dal quale non dovevo certo aspettarmi chissà quali slanci amorosi. La cosa pareva essere assodata e risaputa al punto che quando l’ho raccontato a L. lei ci ha messo un po’ per capire a chi si riferisse la Scrittrice per poi protestare che assolutamente no non era cosa per me perché quello era – e cito testualmente – un puttaniere. Date le premesse non mi sono fatta troppe illusioni, anche perché non mi frega niente dell’amore e di tutte quelle cazzate visto che dubito fortemente che riuscirò mai a provarne altro: tutto quello che avevo l’ho buttato via con C. – e le poche scorie rimaste ancora sono da parte per lui. Quello che volevo era semplicemente conoscere persone nuove, e pensavo che il tizio in questione potesse essere – data la sua indole esuberante – un perfetto grimaldello per uscire anche solo temporaneamente da questo stato di perenne isolamento che mi sta decisamente soffocando.

Ciò che non mi aspettavo, date per l’appunto le premesse di cui sopra, era che non mi degnasse minimamente. Ma come? Per te basta che una donna respiri e a me manco mi consideri? Son messa così male da essere praticamente trasparente? Per qualche giorno il mio ego ne ha pesantemente risentito, poi ho fatto finta di niente e sono andata avanti. Certo, con la morbosa curiosità di chi non possiede una vita propria e quindi passa il tempo ad osservare quelle altrui, di quando in quando buttavo l’occhio sulla sua bacheca FB per capire con chi avevo avuto a che fare, e soprattutto per cercare tracce di quella “esuberanza” di cui mi avevano parlato, ma senza grossi risultati. Ciò che ne emergeva, al contrario, era una specie di giovane tormentato da pene sentimentali pure dotato di una certa qual sensibilità. Di commenti di sgallettate urlanti su quella bacheca proprio non riuscivo a trovarne, ma ho pensato che non essendo tra i suoi amici virtuali, una qualche forma di filtro non mi consentisse di avere accesso a quella parte della sua bacheca. Quando poi sono stata ammessa alla cerchia, ho scorso un poco a ritroso la sua vita virtuale senza trovare traccia di vita femminile, eccezion fatta che per la sorella, la madre – citata a ogni piè sospinto (certo non un bel segno, in effetti) – e il fantasma di un amore finito male ma soprattutto finito da poco tempo. Data la mia ormai innegabile propensione all’autolesionismo stanotte gli ho scritto un messaggio francamente parecchio delirante e il cui senso era così vago da non essere chiaro neppure a me, e stamani lui ha risposto dicendo che stava in una situazione un po’ complicata che aveva combinato un casino e che faceva sempre così con le persone a cui teneva. A parte che il mio messaggio non necessitava di risposta (precisazione dovuta per evitare che si pensi che io gli abbia scritto qualcosa del tipo “ci mettiamo insieme? metti la crocetta sul sì o sul no“, come si faceva alle elementari) ma soprattutto il suo messaggio non era affatto congruo con il mio, come se non vedesse l’ora di mettersi la coscienza a posto e di giustificare il fatto che ‘scusa no – bella – proprio non è aria’. Dacché non sono in grado di lasciare che altri abbiano l’ultima parola, e siccome non avevo proprio nulla da dire gli ho mandato la vignetta dei Peanuts sulla preoccupazione per il futuro e tanti saluti ai suonatori. Fortunatamente non ha risposto e son certa che la cosa sia finita così.

Da questa vicenda francamente anche un po’ buffa, ho imparato diverse cosette: uno non fidarsi delle opinioni che la gente ha degli altri perché sono – quasi – sempre sbagliate. Due fidarsi invece del mio istinto che pare funzionare – quasi – sempre benissimo. Tre mai sciropparsi noiosi docufilm quando hai l’impressione che chi ti invita lo faccia solo per fare numero.

Lascio che a chiudere la narrazione della mio breve e ancorché inutile incontro con il tiziochenonmifiladipezza, che pare abbia avuto un passato da cantante, sia l’ultima canzone che il soggetto in questione ha postato sulla sua bacheca meno di un’ora fa a dimostrare che avevamo pure delle affinità in fondo, ma che la sfiga nel mio caso continua a vederci benissimo

PS mentre andavo a cercare il link di cui sopra ho scoperto che ha appena postato la mia scena preferita del mio film preferito. Porca miseria ladra porca miseria ladra qualcuno fermi subito le mie dita prima che mi metta a scrivergli di nuovo per raccontargli – pateticamente – che siamo simili, in fondo.